Una breve guida illustrata per comprendere l'Islam

Voi siete qui: Home guida sull'Islam > Lingua italiana > Capitolo 1, Alcune prove sulla verità dell'Islam > (1) I miracoli scientifici nel sacro Corano > E) Il Corano sui mari e i fiumi

E) Il Corano sui mari e i fiumi:

La scienza moderna ha scoperto che nel luogo in cui s'incontrano due mari, esiste tra di essi una barriera. Questa barriera divide i due mari in modo che ogni mare abbia la sua temperatura, salinità e densità.1  Ad esempio, l'acqua del mare Mediterraneo è calda, salina e meno densa se paragonata all'acqua dell'Oceano Atlantico.  Quando l'acqua del Mediterraneo entra nell'Atlantico dallo Stretto di Gibilterra, essa si muove per diverse centinaia di chilometri nell'Atlantico ad una profondità di circa 1000 metri mantenendo le caratteristiche di calore, salinità e minor densità.  L'acqua del Mediterraneo si stabilizza a questa profondità2 (vedere figura 13).
 

Figura 13 (Fare clic qui per ingrandire)

Figura 13: Le acque del Mediterraneo entrano nell'Atlantico tramite lo Stretto di Gibilterra, con le sue acque calde, saline e meno dense, a causa della barriera che esiste tra i due mari. Le temperature sono in gradi Celsius (C°). (Marine Geology (Geologia Marina), Kuenen, p. 43, con un piccolo miglioramento.)  (Fare clic sull'immagine per ingrandirla.)

Sebbene esistano in questi mari grandi onde, forti correnti e maree, esse non si mischiano od oltrepassano questa barriera.

Il Sacro Corano dice che esiste una barriera tra i due mari che non s'incontrano e non oltrepassano la barriera. Dio disse:

 Egli lasciò liberi i due mari d'incontrarsi. C'è una barriera tra di essi. Non deve essere oltrepassata.  (Corano, 55:19-20)

Ma quando il Corano parla della divisione tra l'acqua dolce e quella salata, esso menziona l'esistenza di “una divisione proibita” con la barriera. Dio disse nel Corano:

 Egli fu l'unico che lasciò libere due tipi di acque, una dolce e gradevole, l'altra salata e amara. Ed Egli fece una barriera tra di esse e una divisione proibita.  (Corano, 25:53)

Si potrebbe chiedere come mai il Corano menziona una divisione quando parla della divisione tra acqua dolce e acqua salata, ma non la menziona quando parla della divisione tra i due mari?

La scienza moderna ha scoperto che negli estuari, in cui s'incontrano acqua fresca (dolce) e acqua salata, la situazione è talvolta diversa da quella che si trova in luoghi in cui s'incontrano due mari.  È stato scoperto che ciò che distingue l'acqua dolce dall'acqua salata negli estuari è una “zona picnocline con una discontinuità di densità marcata che separa i due livelli.”3  Questa divisione (zona di separazione) possiede una differente salinità dall'acqua dolce e dall'acqua salata4 (vedere figura 14).

Figura 14 (Fare clic qui per ingrandire)

Figura 14: Sezione longitudinale che mostra la salinità (parti per migliaia ‰) in un estuario.  È possibile vedere qui la divisione (zona di separazione) tra l'acqua dolce e quella salata. (Introductory Oceanography (Introduzione all'Oceanografia), Thurman, p. 301, con un piccolo miglioramento.)  (Fare clic sull'immagine per ingrandirla.)

Queste informazioni sono state scoperte solo recentemente, utilizzando equipaggiamenti avanzati per misurare la temperatura, la salinità, la densità, la solubilità dell'ossigeno ecc. L'occhio umano non può vedere la differenza tra i due mari che s'incontrano, piuttosto che due mari che ci appaiono come uno omogeneo. Allo stesso modo, l'occhio umano non può vedere la divisione dell'acqua nell'estuario nei tre tipi: acqua dolce, acqua salata e divisione (zona di separazione).
 

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Note:

(1) Principles of Oceanography (Pricipi di Oceanografia), Davis, pp. 92-93. Indietro dalla nota (1)

(2) Principles of Oceanography (Principi di Oceanografia), Davis, p. 93. Indietro dalla nota (2)

(3) Oceanography (Oceanografia), Gross, p. 242.  Vedere anche Introductory Oceanography (Introduzione all'Oceanografia), Thurman, pp. 300-301. Indietro dalla nota (3)

(4) Oceanography (Oceanografia), Gross, p. 244 e Introductory Oceanography (Introduzione all'Oceanografia), Thurman, pp. 300-301. Indietro dalla nota (4)
 

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